Quando il Gran Consiglio sostiene Prima gli altri

Prima i Nostri? No, la maggioranza del Parlamento ticinese in Ticino sostiene Prima gli altri. Questa è il triste epilogo di un’iniziativa costituzionale popolare approvata da una larga maggioranza del popolo. Popolo che in Ticino, a più riprese, ha chiesto di attuare alcune regole, già ben note, per la gestione dell’immigrazione e del mercato del lavoro. Ma nulla, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Dopo il sabotaggio dell’iniziativa federale “Stop all’immigrazione di massa” approvata dalla maggioranza degli svizzeri e dei Cantoni il 9 febbraio 2014, ad opera di una maggioranza composta da PLR, PPD, PS e Verdi, il copione si è riproposto esattamente allo stesso modo anche per l’applicazione del nuovo testo costituzionale ticinese. Chi ha rifiutato l’applicazione di “Prima i nostri” ha insistito sul fatto che, a loro dire, l’iniziativa era inapplicabile perché in contrasto con il diritto internazionale. Questo contrasto è però svanito quando il Parlamento ha deciso di applicare la preferenza indigena nel pubblico e nel parapubblico, come se in questo caso il diritto internazionale a cui loro sempre si appellano fosse magicamente svanito. Come quando il Parlamento ha approvato la proposta di bloccare i permessi per stranieri nel caso in cui non sono rispettate le condizioni salariali, ma in questa situazione è perché probabilmente Giorgio Fonio – autore della proposta – non è dell’UDC. I dati del mondo del lavoro ticinese sono allarmanti, le persone in disoccupazione sono quasi 6’000, quelle in assistenza più di 8’200 e i sottoccupati 21’000. I lavoratori esteri nel Cantone hanno oramai sorpassato gli svizzeri e il nuovo record di frontalieri appare come un ulteriore presa in giro per i ticinesi. È nel settore terziario che si registra l’esplosione dei lavoratori esteri, questo a conferma che l’aumento dei frontalieri non è legato alla mancanza di manodopera locale, ma a un crescente aumento dell’effetto di sostituzione di lavoratori residenti con i frontalieri. Ora anche la sinistra, il PPD e persino il PLR ammettono che il problema esiste, lo hanno pure dichiarato in Parlamento. Questo porterebbe a pensare che una soluzione per dare maggiori opportunità ai residenti nel mondo del lavoro è facilmente attivabile. E invece no, perché pur riconoscendo il problema, questi stessi partiti non vogliono far nulla. In particolare il PLR che in questo ambito lavora affinché nulla cambi. Il PPD grazie ai numerosi sindacalisti che oramai dettano la linea politica del partito vorrebbe sindacalizzare anche l’aria che respiriamo, di fatto così facendo si privilegiano i frontalieri a discapito dei residenti. La sinistra invece propone i salari minimi come panacea per tutti i mali, dimenticando di dire che i maggiori beneficiari saranno ancora una volta i lavoratori d’oltre confine. Se con i salari minimi si regolamentano gli stipendi bassi, chi si occuperà senza una preferenza indigena del ceto medio? I salari minimi diverranno i salari di riferimento, a scapito dei lavoratori ticinesi. Gli unici vincitori di questa situazione sono i sindacati che aumentano vieppiù i loro associati con il fatturato che ne consegue e le molte imprese che speculano assumendo in prevalenza frontalieri, incuranti del danno che stanno causando alla società che dovrà riparare i danni creati dall’economia privata. Da questa triste pagine politica cantonale i ticinesi potranno beneficiare unicamente di due vantaggi, la preferenza indigena nel pubblico e parapubblico –  settori che occupano parecchie migliaia di impiegati – e avere la conferma, ancora una volta, di quali sono i partiti e politici che lavorano per il rispetto delle decisioni del popolo e chi, invece, opera unicamente per sbarrare la strada all’UDC. Chi lavora in favore dei nostri cittadini e chi invece privilegia Prima gli altri.