Un Governo debole, molto debole.

TiPress_palazzo_orsolineChe il Governo ticinese non sia particolarmente coraggioso lo si era capito da tempo. La recente decisione di abbandonare la richiesta di presentazione del casellario giudiziale per gli stranieri che intendono lavorare o vivere in Ticino, non fa altro che confermarlo. Ogni Paese ha il diritto e il dovere di attuare misure che permettano di migliorare le condizioni di sicurezza dei cittadini. La richiesta di presentazione del casellario giudiziale introdotta dal Ministro Norman Gobbi – sostenuta con decisione anche dal Parlamento con ben due iniziative parlamentari – dimostra che la misura è efficace e contribuisce a migliorare le condizioni quadro della sicurezza. Delle numerose richieste di permessi per stranieri, 400 casi sono stati oggetto di approfondimento e ben 119 richieste sono state negate a causa di pendenze penali rilevanti. Come potrà ora il Dipartimento competente, in collaborazione con i Comuni, controllare il passato penale dei vari richiedenti in mancanza dell’importante e fondamentale documento? Come si potrà garantire che in Ticino non verranno rilasciati permessi a persone potenzialmente pericolose? Le domande bisognerebbe porle ai Consiglieri di Stato Bertoli, Beltraminelli e Vitta, che a maggioranza hanno deciso che l’estratto del casellario giudiziale non dovrà più far parte dell’incarto per l’ottenimento del permesso per stranieri. La maggioranza del Governo ha dichiarato che senza questo “impedimento” ora l’Italia potrà firmare l’accordo fiscale con la Svizzera. Che legame logico può avere un accordo internazionale con una misura di polizia interna? È inoltre necessario ricordare loro che l’opportunità di sottoscrivere l’accordo, l’Italia lo ha da anni, ma ha sempre trovato mille scuse per procrastinare la firma. È un evidente pretesto. Sono piuttosto convinto che l’eliminazione dello “scoglio del casellario giudiziale” ringalluzzirà ancor più la capacità dei politici italiani di inventare qualche altra scusante. Un altro motivo esposto dai tre Consiglieri di Stato sarebbe il relativo contributo che l’accordo fiscale con l’Italia genererebbe nella lotta al dumping salariale. Questa è piuttosto buffa. Con il nuovo accordo fiscale i frontalieri verranno tassati anche in Italia, deducendo l’ammontare già versato alla Svizzera. Vi sarà per loro un aumento dell’imposizione – questo è certamente positivo – ma solamente per le fasce di lavoratori con salari medi e alti. I frontalieri con salari inferiori ai 4’500 franchi mensili – dove si registrano i maggiori casi di dumping salariale – verranno toccati solo marginalmente dalla nuova imposizione fiscale. Sarebbe dunque un valido strumento per combattere la pressione sui salari? È tempo e ora che tutto il Consiglio di Stato prenda coscienza delle numerose decisioni popolari – vedi il 9 febbraio a livello nazionale, Prima i Nostri e tutte le bocciature dei bilaterali a livello cantonale – e promuova una politica coraggiosa e coerente nella gestione del mondo del lavoro e dell’immigrazione, rifiutando le tirate di giacche dei loro rispettivi partiti nazionali che spesso inducono a compiere scelte in ottica partitica e non necessariamente per il bene del popolo ticinese. Vorrei essere rappresentato da un Governo scaltro, deciso e coerente. Per il momento, purtroppo, non è il caso.